A causa delle gelate tardive (e non solo), tutto se si può dire tranne che quest’anno la primavera sia arrivata al momento giusto. Lo dicono i termometri di tutta Italia che nei mesi di febbraio hanno segnato temperature sopra la media per poi scendere a marzo e aprile sotto lo zero. E lo provano i danni alle coltivazioni di tutta Italia dovuti al maltempo: gelo, pioggia e grandine che hanno colpito i nostri frutteti, da nord a sud, senza esclusioni.
Con le prime perizie di fine di marzo abbiamo constatato i primi effetti del gelo, un’avversità catastrofale sì, ma che vista la sua ciclicità fuori stagione, forse potremmo considerare frequente, al pari di pioggia e grandine.
Le gelate tardive, infatti, verificatesi anche nel mese di aprile, ritornano nel 2021, come già era accaduto nel 2020, quando il brusco calo delle temperature sotto lo zero aveva colpito diverse produzioni frutticole nelle fasi più delicate, di fioritura e gemmazione.
In un’intervista per Italia Fruit di poche settimane fa abbiamo raccontato i dati emersi dai sopralluoghi di marzo nell’areale della media valle del Crati. A Luzzi, Bisignano, Tarsia e Santa Sofia d’Epiro intere piantagioni di actinidia hanno subito danni visibili ai germogli di piante maschio, utili per l’impollinazione. A seguire, la gelata dell’8 e 9 aprile ha fatto danni ingenti a tutta la produzione. Colpa di un alternarsi delle stagioni ormai incostante.
La situazione si è protratta per settimane e ha interessato anche i comuni interni del Fondo Valle del Crati, della Piana di Rosarno – Gioia Tauro e del lametino.
I kiwi non sono stati gli unici frutti ad aver subito le ripercussioni dei cambiamenti climatici. Ad essere colpiti dal gelo anche fragole e ortaggi, uva e cachi. Alcuni produttori hanno, inoltre, segnalato cascole precoci di mancata allegagione per le drupacee.
Gelate tardive piante, cosa fare per non subire i danni
In caso di gelate tardive le piante da frutto subiscono soprattutto danni di quantità. Vuol dire che l’intera produzione è compromessa. Irrimediabilmente. Al punto da costringere in alcuni casi le regioni a richiedere lo stato di calamità naturale.
Nel caso di drupacee il gelo determina la compromissione cellulare dei tessuti delle gemme o dei frutticini e quindi la loro cascola. Stessa cosa, ad esempio, per kiwi e uva da vino, il gelo brucia germogli e fiori, interrompendo il ciclo vitale
Cosa fare per non subire i danni?
Difesa passiva: attivare una copertura assicurativa sulla produzione agricola. Difesa attiva: proteggere fisicamente le coltivazioni con impianti che schermano la pianta dalle basse temperature.
Copertura assicurativa per gelo
Le polizze rappresentano una difesa contro le avversità atmosferiche, sempre più frequenti e imprevedibili. Le imprese che scelgono di assicurare i raccolti hanno la possibilità di essere risarciti dei danni dovuti al maltempo.
Con Condifesa Calabria assicuriamo un valore annuo di circa 20 milioni di euro di produzioni vegetali, coltivate su quasi 4.000 ettari in tutta la Regione. E lo facciamo attraverso un dialogo costante con le Compagnie assicurative perché ogni polizza rispetti le nostre varietà, e le esigenze del territorio. Per quanto riguarda il gelo manca però consapevolezza. I produttori calabresi di frutta e agrumi tendono ancora a sottovalutare il gelo in quanto calamità meno ricorrente rispetto grandine, vento o eccesso di pioggia. Eppure quest’anno più che mai abbiamo avuto evidenza che assicurare la frutta dal gelo è necessario.
Franco Aceto, Presidente di Coldiretti Calabria, in un comunicato ufficiale uscito pochi giorni fa, ha raccomandato alle aziende agricole locali di agire in anticipo proprio assicurando le produzioni.
Le compagnie con cui è possibile attivare una polizza assicurativa sono Generali Italia, Reale Mutua, Cattolica e Tua Assicurazioni.
Impianti antibrina
Gli impianti antibrina rientrano nella difesa attiva dal maltempo. La difesa attiva riguarda tutti quei sistemi che un’impresa può mettere in campo per proteggere fisicamente le coltivazioni e limitare gli effetti disastrosi di eventi meteorologici come grandine, vento, gelo e brina.
Gli impianti antibrina rilasciano continuamente acqua sulle piante per favorire la formazione di ghiaccio. Il ghiaccio permette di bloccare la temperatura della pianta a 0° e nel caso di gelate notturne di impedire che questa subisca gli effetti di temperature più basse, quindi di gelare.
Queste immagini dimostrano che gli impianti antibrina funzionano.
E in Calabria? In Calabria gli impianti antibrina sono poco diffusi. Visti gli eventi degli ultimi anni, dovuti al gelo, si dovrebbe, però, favorire la loro adozione prevedendo attraverso il PSR degli incentivi mirati.
Come Consorzio di Difesa continueremo a dare voce ai bisogni del nostro territorio e dei produttori calabresi per mettere in campo soluzioni su misura e collaborare con le istituzioni per tutelare una delle più grandi ricchezze che abbiamo: la nostra agricoltura.